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DIDATTICA A DISTANZA: COSA RESTERA' DI QUESTI ANNI IN DAD?

Aggiornamento: 19 lug 2021

Pubblicato il 9 luglio scorso il rapporto sulla DAD realizzato dall'osservatorio sulla scuola della fondazione Agnelli ed ecco che ci risiamo. Puntualmente l'editorialista di Repubblica, nonchè direttore dell' Osservatorio scuola della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto stila uno dei consueti e impietosi report destinati a far discutere.

Stavolta l'argomento dibattuto riguarda la didattica a distanza e il suo impatto sugli studenti negli ultimi due anni scolastici.

Si può dire sicuramente di apprezzare la proposta di un approfondimento critico divulgativo dal taglio scientifico al di fuori dei rigidi schematismi proposti dall' INVALSI (di solito pubblicati in linguaggio criptico accessibile in genere agli addetti ai lavori), se non fosse per la consueta pregiudiziale nei confronti del corpo docente che, nonostante una adeguata formazione offerta dal MIUR e dai Dirigenti Scolastici (sempre stranamente esenti da ogni pecca), non sarebbe stato capace in DAD di utilizzare opportunamente le strategie offerte dal digitale.

Laddove invece in presenza, come durante i laboratori, neppure sarebbe stato in grado di favorire un adeguata (ma chi lo stabilisce?) acquisizione delle competenze attese.

Nella DAD, in definitiva, la stragrande maggioranza dei docenti avrebbe sbagliato per la didattica a distanza ad impiegare la classica lezione frontale, ultimo spauracchio dei promotori della didattica per competenze.

Ma qualcuno però si è forse chiesto come mai è successo questo e perchè? Possibile mai che nessuno abbia pensato che i docenti magari ci hanno anche provato? Non è piu' verosimile che invece nonostante tutto l’uso di app, coding, flipped classroom, e altre innovazioni di strumenti abbiano prodotto scarsi o deboli risultati? Come può uno studio che pretende di essere esaustivo, serio e completo liquidare in maniera così spiccia e manicheista un argomento tanto delicato e complesso? Perché non si è tenuto conto anche dei tantissimi fattori, spesso di ordine organizzativo e pratico per la parte di scuola realizzata in presenza, cominciando dal caos dei trasporti pubblici, dagli ingressi scaglionati, dalle classi divise in gruppi di cui alcuni in presenza ed altri a distanza contemporaneamente, fino ai recuperi in sincrono/asincrono, tanto per citare solo alcuni?

Anche i più ormai si saranno resi finalmente conto che l'iniziale entusiasmo per la rivoluzione digitale tanto invocata si è dovuta scontrare con la dura realtà dei fatti.

Per primi i docenti, durante il lockdown, avevano sperimentato che l'insegnamento efficace non poteva essere affidato nè all'intelligenza artificiale nè a qualsiasi piattaforma "social" alla moda. Questo perchè manca il fattore ineludibile: la persona e la personalità dell' insegnante, oltre ovviamente alla sua competenza.

Dialogo, linguaggio non verbale, fisica interazione in uno spazio condiviso, familiarità di situazioni e gesti, ritualità della vita scolastica, sono i fattori determinanti per il vero successo formativo degli studenti, e non altri. Questo lo dimostra anche il processo di selezione naturale delle metodologie pedagogiche a partire dal V sec. a.C., con buona pace di chi vuole trasformare la scuola da luogo di formazione dell’individuo (come osserva la nosta Costituzione all’art. 33 e 34) a “fabbrica” di competenze ad uso e consumo delle masse (ma attenzione al “panem et circenses” di cui Giovenale già fece monito).

Ripensiamo un attimo al celebre dialogo tra Socrate e lo schiavo di Menone: la sostanza dell’insegnamento tutto sommato non è poi così cambiata? Possono e sono cambiati gli strumenti, gli approcci, le metodologie, le strategie, i veicoli di divulgazione, i supporti etc. ma, alla fine, quel che rende efficace una lezione risiede nel cosiddetto fattore empatico innato che si genera tra uno studente (abbastanza motivato) e un docente (serio e preparato).

Dopo appena pochi mesi di sperimentazione, la cosiddetta DAD è entrata in crisi, tanto che rmai appare quasi superata. Anche il rapporto INVALSI 2021 l’ha definitivamente stroncata.

Perché, se si parla di efficacia della didattica, se si parla di conseguimento delle competenze, se si parla di capacità di suscitare motivazione per lo studio, si deve anche poter permettere ai docenti di utilizzare gli strumenti che loro, e solo loro, ritengono piu' adeguati al raggiungimento dello scopo; anche una lezione dialogica frontale, se carismatica, ben calibrata, certamente arricchita di approfondimenti digitali, può essere sicuramente efficace anche attraverso una videoconferenza, e questo lo dice l'esperienza di chi ogni giorno è abituato a interagire con gli allievi e di cui ben comprende le difficoltà di apprendimento statisticamente più rilevanti.

Questa scelta adottata dalla grande maggioranza dei docenti, è stata il risultato di un processo di selezione tecnica per trovare il miglior compromesso sia per gli allievi che per i docenti, nel tentativo di recuperare il recuperabile.

Il fallimento della DAD nel soppiantare la scuola in presenza è dapprima un fallimento per i sostenitori del primato sociologico della tecnica, almeno in ambito didattico, in secondo luogo un fallimento del sistema scuola che ha forse voluto implementare una vera e propria rivoluzione senza gli adeguati presupposti (citiamo qui i nodi ancora oggi rimasti insoluti: 1) qualità della rete infrastrutturale telematica nazionale, 2) mancata elaborazione di un vero e proprio Piano Nazionale Digitale adeguatamente strutturato per linee programmatiche supportato da opportuni canali di finanziamento, 3) realizzazione di piattaforme didattiche digitali nazionali di proprietà pubblica, e via discorrendo...), poi un fallimento anche per i cosiddetti nativi digitali i quali non si sono poi mostrati così capaci di saper cogliere l'occasione offerta dall'innovazione, approfittando invece spesso per una ritirata strategica rispetto alle motivazioni intrinseche ed estrinseche verso lo studio, e, forse, solo in ultima battuta dei docenti della scuola pubblica italiana.

I quali, nonostante tutto, sono stati i soli che hanno dimostrato di saper resistere alle difficoltà e di saper adattarsi alle più incredibili situazioni e necessità pur di riuscire a svolgere decorosamente il proprio mestiere. Ma questo chi non è mai entrato un solo giorno in una classe non potrà però purtroppo mai saperlo.

M.A.


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